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Racconti Trucidi : Napoli: Sara e quella maledetta Croazia


di ZioPaolo
01.12.2017    |    24.250    |    13 9.6
"E cominciarono a mettere la crema nella “parte mancante”..."
Salve a tutti! Da tempo frequento questo sito di racconti erotici, un po’ per curiosità, un po’ per confrontare le mie fantasie e le mie sensazioni in campo erotico con quelle di altre persone.
Adesso mi sono decisa a scrivere qualcosa di me perché spero che mi possa aiutare a liberarmi di una specie di ossessione che mi ha preso recentemente.

Sono Sara, di Napoli, 23 anni, fidanzatissima, innamoratissima del mio ragazzo (Antonio) e fedelissima, o almeno lo sono stata fino a poco tempo fa.
Sono una ragazza piuttosto carina, non molto alta, minuta, bionda, un corpo molto ben fatto, biondissima, occhi azzurri e un sorriso che molti trovano affascinante. Scusate la modestia! Non mi mancano certo i corteggiatori, né i complimenti: tutto ciò mi lusinga, mi fa piacere però non ho mai pensato di tradire il mio uomo che mi soddisfa in tutto e per tutto. Solo qualche fantasia (magari non proprio innocente), qualche atteggiamento un po’ civettuolo ma nulla più.

Tutto questo fino alla scorsa estate. Siamo andati in vacanza in Croazia in un paesino non lontano da Rovinj: bel posto, mare splendido, hotel accogliente, gente allegra, tempo stupendo. Praticamente la perfezione.
Abbiamo passato quasi tutta la nostra vacanza in totale tranquillità, divertendoci, riposandoci e conoscendo molta gente simpatica. Certo, molti uomini mi guardavano in maniera “molto” interessata, però la presenza del mio ragazzo non permetteva nessun approccio. Fino a quando un giorno, ormai verso la fine della vacanza, Antonio, il mio fidanzato, ha avuto una forte congestione ed al mattino era così distrutto da rimanere tutto il giorno a dormire in hotel.

Io ho deciso di andare in spiaggia da sola, tanto ormai conoscevo quasi tutti e non mi sarei annoiata. Mai previsione fu più “azzeccata”. Arrivo alla spiaggia, ovviamente spiego a tutti perché sono sola, mi metto al sole e subito vengo avvicinata da alcuni ragazzi e non più ragazzi che incominciano a conversare con me in maniera molto insistente, quasi che nei giorni precedenti si fossero trattenuti perché non ero sola. In particolare due ragazzi croati erano molto “incalzanti” nella loro conversazione. Erano due bei ragazzi (Mirko e Goran), sui 40 anni, dall’ aria molto “maschia”, parlavano abbastanza bene l’ italiano e mi “sbranavano” letteralmente con gli occhi. Io ero molto rilassata perché non avevo pensato nemmeno per un secondo che potesse accadere qualcosa di “strano” ed ero anche contenta di tutto l’ interesse che stavo suscitando. Mi offrirono qualche cosa da bere, prima un po’ di acqua tonica, poi proposero di aggiungere un po’ di slivovitz con ghiaccio; e così cominciai a bere, senza rendermene conto, alcool di prima mattina.

Dopo un po’ praticamente rimanemmo io e questi due a parlare e a un certo punto mi proposero di andare in una spiaggia vicina che, dicevano, era molto bella e poco frequentata. Non pensai a nulla di male e decisi di seguirli. Effettivamente la spiaggia era abbastanza vicina, la raggiungemmo in poco tempo e non c’ era quasi nessuno. Mirko e Goran mi proposero, però, di andare un po’ all’ interno, dove c’ erano delle dune che riparavano dalla vista (mi resi conto dopo) e dal vento. Inoltre, con fare sornione, mi dissero: “Se vuoi si può fare anche nudismo!”.
Lì per lì non dissi niente anche se la cosa un po’ cominciava ad intrigarmi; ci spostammo di qualche decina di metri ed arrivammo in una specie di “radura” di sabbia che sembrava del tutto isolata dal resto della spiaggia. Era bello, un po’ irreale, molto suggestivo.

Mettemmo a terra gli asciugamani e ci stendemmo a prendere il sole.
“Non metti la crema?” mi chiese Goran.
“Si, è vero, devo metterla. Con la pelle delicata che abbiamo noi bionde è facilissimo scottarsi” risposi. Cominciai ad avere sensazioni un po’ strane, ma la mia lucidità non era al massimo: aver bevuto alcool quasi a digiuno ed aver camminato sotto il sole mi aveva messo in uno stato di torpore.
Tirai fuori il tubetto di crema e, naturalmente, tutti e due si offrirono a spalmarmela. Mi guardavano con un sorriso molto accattivante, non avevo voglia di contorcermi per mettermi la crema e così diedi loro il tubetto e mi sdraiai a pancia in giù.

“Magari ti spalmiamo la crema a quattro mani, l’ hai mai fatto?” Mi chiesero
“No.” Risposi, ma già mi stavo rilassando.
Cominciarono in maniera molto discreta: prima le spalle, poi le braccia. Uno da una parte e l’ altro dall’ altra. Massaggi molto delicati e soavi all’ inizio, sempre un po’ più “pesanti” poi; delizioso.
“Però devi slacciare il reggiseno, altrimenti resta il segno.” Dissero.
“Perché non ti metti mai in topless? Con il corpo che hai staresti benissimo. Il tuo fidanzato non vuole?” Insistettero.
“Si, è geloso e non vuole che gli altri mi vedano” risposi un po’ imbarazzata.

Senza chiedermi permesso mi slacciarono il top e continuarono il massaggio (si perché ora era diventato un vero e proprio massaggio!). Quando arrivarono alle gambe il mio auto-controllo cominciò a vacillare: avevano cominciato dai piedi e risalivano molto lentamente fino alle cosce. Arrivarono a mettermi la crema sul culo senza esagerare però in maniera molto esplicita: era tanto bello che non dissi nulla.

“Bene!” disse Mirko. “Abbiamo finito la prima parte, adesso dobbiamo finire il lavoro!”
“Perché” dissi io che ancora non avevo capito.
“Noi non lasciamo mai un lavoro a metà. Ti dobbiamo mettere la crema anche dall’ altra parte!”. Era una follia, lo intuivo ma la mia scarsa sobrietà di quel momento non mi permise di dire niente di più che:
“Ma no, non è il caso” con così poca convinzione che non mi presero minimamente in condizione.

“Su dai girati, bella turista italiana” mi disse Goran, spingendomi un po’ sulla spalla per facilirae il mio movimento. Poco lucida come ero non feci nemmeno caso che il mio reggiseno era caduto e loro mi avevano girato ed ero alla loro vista con le tette al vento. Mai in vita mia ho sentito il senso del possesso, il senso di sentirsi preda come in quel momento. Mi guardavano con un gran sorriso ed io non riuscivo a fare o pensare niente. Loro si accovacciarono vicino a me e continuarono a spalmarmi la crema.
“Possiamo metterla anche qui, vero?” mi chiese quasi beffardamente Mirko quando arrivarono alle tette. Non ebbi nemmeno la forza di rispondere. Le mani scorrevano sulle mie tette dolci, strofinando i capezzoni che si inturgidirono quasi all’ istante. Anche il massaggio alle gambe questa volta fu più “pesante”, le mani un po’ si intrufolarono sotto lo slip, anche se con un poco di discrezione. Ero eccitatissima!

“Però con questo sole è un peccato non fare un po’ di nudismo.” mi dissero.
“Dai togliti gli slip così sei più libera. Non l’ hai mai fatto?”
“No. Mi sono sempre vergognata!” risposi un po’ concitata.
“Ma dai, metti da parte la timidezza, non vedi come è bello qui! E poi non c’ è nessuno che ti vede.” Era vero, ero molto confusa.
“Adesso ti diamo l’ esempio noi..” e si tolsero i bermuda che avevano. Mi apparvero due superbi cazzi: Non lunghissimi anche se di buona misura, però belli grossi, tozzi, nerboruti. Erano in semi-erezione ed erano rivolti verso me in maniera che io pensai quasi minacciosa.
“Vedi come è facile? Dai adesso tocca a te” insistettero
“No, non mi va. Non l’ ho mai fatto!”. E in un ultimo, inconsciamente disperato, sussulto di pudore dissi:
“E poi il mio fidanzato non c’è…”. Praticamente non mi ascoltarono, si sedettero vicino a me, ricominciarono a toccare il mio corpo, però questa volta non per mettermi la crema. Vedere e sentire queste quattro mani che mi accarezzavano le braccia, le tette, le cosce, tutto senza sosta, mi faceva sentire divinamente bene; vedere quei due cazzi che ormai erano in massima erezione mi aveva turbato tanto che facevo quasi fatica a respirare. Poi, probabilmente con un gesto combinato, mi sollevarono leggermente i fianchi e, lentamente ma senza esitazioni, mi tolsero gli slip.

“Dobbiamo mettere la crema anche qui” disse Goran ridendo. E cominciarono a mettere la crema nella “parte mancante”. Ormai non avevo più la forza di reagire e quando cominciarono a toccarmi il clitoride e le grandi labbra, capii che per me era la resa. Oltre a tutto ero bagnatissima per il “lavoro di mani” subito e loro furono ben contenti di verificarlo.
“Ma allora alla nostra amica italiana non dispiace prendere il sole con noi!!” disse uno.
“Noi avevamo paura di offenderti e per questo lo abbiamo fatto piano piano. Abbiamo fatto bene?”
“Si” riuscii a bisbigliare mentre continuavano a toccarmi.
“Però tu sei bellissima e noi siamo uomini veri!” disse Goran. “A noi piacciono molto le belle ragazze come te. Però guarda come ci hai ridotti!” riferendosi ai cazzi in tiro.
“Non pensi che potresti “ringraziarci” un poco?”. No sapevo cosa fare, cosa dire. Ero in balia loro e mi sentivo benissimo. Mi presero le mani, una per uno e mi misero i loro cazzi in mano mimando il gesto della masturbazione. Quasi automaticamente cominciai a muovere le mani; mi piaceva sentire questi due “cazzacci” pulsare nelle mie mani mentre loro avevano cominciato a masturbarmi. Erano durissimi e, non lo nascondo, sapere che erano così per me, mi faceva sentire molto orgogliosa in quel momento. Mi stavano palpando a piene mani, mi masturbavano, mi parlavano in croato probabilmente dicendomi tremende sconcezze (e anche questo pensiero mi eccitava in quel momento), io stavo facendo una sega a due uomini insieme. Una situazione fantastica, che non avevo mai vissuto. Avrei voluto che sborrassero tra le mie mani, ma loro avevano altri piani.

Mirko si alzò, venne sopra la mia testa e mi mise il cazzo in bocca; Goran si mise tra le mie gambe e cominciò una sensazionale leccata di fica. Mirko mi stava letteralmente scopando la bocca, con colpi lenti e gentili, ma sempre più decisi. Mi faceva entrare il cazzo fino alla gola, portandomi al bordo del vomito, ma poi si ritaeva e me lo faceva succhiare con comodità. Ormai avevo perso ogni ritegno, non ne avevo più la forza, mi lasciai andare e così la leccata di Goran mi fece rapidamente arrivare al primo orgasmo. Fu intensissimo, mi si annebbiò la mente per un momento, un godimento grandioso che vissi silenziosamente perché avevo la bocca piena del cazzo di Mirko:

Poi Goran riprese a palparmi tutto il corpo, mi lasciò un po’ di tempo per riprendermi, ma poi si mise di nuovo tra le mie gambe, mi infilò il cazzo e cominciò a scoparmi. Intanto Mirko dimostrava di avere una resistenza eccezionale, lo pompavo come una forsennata ma lui non sborrava mai. Continuava a parlarmi in croato, con una espressione da dominatore, mi dava delle piccole sberle ogni volta un po’ più forti ma senza esagerare. Avevo sempre rifiutato questo gioco di mani con il mio ragazzo, però in questo momento mi eccitava, e molto.

Dopo un po’ che Goran mi stava montando, si diedero il cambio: Mirko cominciò a chiavarmi e Goran mi chiese un pompino. Questa volta le cose andarono più rapidamente: Goran mi eruttò in bocca una quantità tremenda sborra, non tirò fuori il cazzo e mi obbligò ad ingoiare tutto (anche questo non lo volevo fare con Antonio…). Dopo la sborrata di Goran mi concentrai solo nella scopata con Mirko: ci dava dentro alla morte, mi dava dei colpi tremendi, sentivo le palle sbattere sul mio culo, mi piaceva. Non ci misi molto ad avere un secondo orgasmo, questa volta meno violento del primo, però più lungo, molto più lungo, e con la bocca libera, così volli manifestare tutto il mio entusiasmo con qualche grido liberatorio. Anche Mirko decise di chiudere la prima parte con una sborrata senza fine urlandomi in faccia incomprensibili insulti croati, alternando baci appasionatissimi con la lingua fino alle tonsille a sberle nemmeno tanto lievi.. Ovviamente tutto dentro di me. Per fortuna che prendo regolarmente la pillola…!!!

Ci guardammo senza parlare, io avevo una sete tremenda: loro avevano portato qualche bibita e, naturalmente, lo slivovitz. Bevemmo un po’, loro mi obbligarono a bere ancora slivovitz, sotto il sole e a digiuno era la cosa più giusta da fare, ovviamente…..
Volevo fare un bagno ma mi dissero che loro volevano ancora divertirsi un po’. Parlavano sempre di più tra di loro in croato, sempre guardando me. Continuavano a palparmi in maniera molto volgare, a piene mani, ridendo sguaiatamente, mi mettevano le dita nella fica e poi in bocca, mi davano continuamente piccole sberle, non molto forti ma “si sentivano”, in faccia, sul culo, sulle tette. Continuavo a sentirmi sempre di più preda, sentivo anche un po’ di paura, ma la eccitazione che sentivo era più forte. Ero costantemente bagnata, loro lo sentivano e, ridendo sguaiatamente, continuavano a toccarmi dicendo chissà cosa.

Dopo un po’ i loro cazzi erano di nuovo in tiro e senza troppi preamboli mi fecero capire che adesso dovevo darmi da fare io.
“Prima ti abbiamo fatto divertire noi. Adesso facci vedere cosa sei capace di fare!” mi disse Mirko sbattendomi il cazzo davanti alla bocca. Mi misi in ginocchio e cominciai a spompinarlo, poi lo feci anche a Goran. Sentivo che si stavano di nuovo eccitando alla morte e questo mi mi fece sentire potentissima in quel momento.
Non resistettero molto però, continuavano a palparmi a infilarmi le dita nella fica e nel culo, a dirmi di tutto, però volevano di più. Così dopo un po’ del mio lavoro di bocca, Mirko si sdraiò a pancia in su, mi presero e mi impalarono sul suo cazzo; poi Goran aiutandosi con un po’ di crema e penetrando poco a poco me lo infilò tutto in culo. Non fu facile, però evidentemente erano già esperti in questa “manovra” perché lo fecero molto bene e senza farmi molto male, solo un pochino. Una volta che i due cazzi erano ben ficcati nel mio corpo, si misero di fianco sulla sabbia, mi divaricarono bene le gambe e cominciarono a pomparmi. Erano bravi, in poco tempo avevano sincronizzato bene i movimenti: in alcuni momenti quando uno usciva l’ altro entrava, in altri cercavan l’ entrata e l’ uscita contemporaneamente; si parlavano mentre facevano questi giochi me ridevano come pazzi, dandomi delle gran sberle sul culo e qualcuna anche in faccia (soprattutto Mirko). Io che avevo vissuto questa esperienza solo nelle mie fantasie, ho perso completamente il controllo: ho perso il conto degli orgasmi, uno più intenso dell’ altro fino a quasi perdere coscienza di quello che stavo facendo. Loro mi hanno pompato di brutto per un tempo infinito, mi hanno letteralmente sfondato, poi, credo cercando di coordinare anche questo momento, mi sborrarono dentro quasi nello stesso momento. Anche per loro questa volta doveva essere stata di grande soddisfazione, almeno a giudicare dai loro rantoli e dai loro grugniti. Per un po’ rimanemmo uniti, aggrovigliati in questa posizione fantastica. Poi, mi estrassero i cazzi e rimanemmo distesi sulla sabbia senza dire niente.
Un bagno, questo era quello che ci voleva; ci mettemmo i costumi (sulla spiaggia c’ era qualcuno) e ancora oggi ricordo la sensazione di freschezza e benessere che sentii tuffandomi in acqua dopo due ore di tremende chiavate sotto il sole.

Poi tornammo “all’ ovile” e poco a poco andai da Antonio in albergo; lui ancora dormiva, mi feci una rapida doccia e mi misi a letto con lui. Mi addormentai in due minuti.
Avevamo ancora due giorni di vacanza che passarono tranquillamente: Mirko e Goran si comportarono perfettamente, con molta discrezione, ed alla fine tornammo a Napoli.

Tutto finito? Sembrava di si: in effetti dopo alcuni giorni pensavo molto raramente a quanto successo. Certo, quando la mia mente tornava a quel pomeriggio mi assaliva una voglia tremenda e mi masturbavo con gran foga; e se il pensiero mi assaliva con Antonio in casa lo costringevo a scopate improvvise quanto gradite.
Però solo di tanto in tanto.

Adesso, però, è successo che vicino a dove vivo hanno cominciato la ristrutturazione di una palazzina. Molti operai che lavorano lì sono dell’ Est (albanesi, rumeni, etc), io devo passare ogni giorno davanti a questa casa e poco a poco qualcuno degli operai ha cominciato a fare qualche apprezzamento su di me. Già mi era capitato molte volte in passato e la cosa non mi aveva fatto né caldo né freddo; questa volta sentire il modo di parlare di questi e vedere i loro fisici massicci como Mirko e Goran mi ha fatto tornare prepotentemente il ricordo di quell’ esperienza ed ora non ho più pace.

A volte mi dico che sono stupida, ma non serve a niente; altre volte decido di fare un giro largo per non passare davanti a quella palazzina, ma poi quando arrivo a casa sono in uno stato di eccitazione tale che mi sparo dei furiosi ditalini; altre volte mi vesto apposta in maniera sexy per provocarli un po’ e sentirli dire cose rivolte a me (molto discrete, in verità) che mi fanno eccitare e mi costringono anche in questo caso e grandi sessioni masturbatorie. Ormai è diventata un’ ossessione: continuo a pensare a questi operai e a quel pomeriggio in Croazia e mi ammazzo di ditalini. Potrei pensare di saltare il fosso e finalmente incontrarmi con qualcuno di loro, forse mi caverei la voglia.

Però sono innamorata del mio fidanzato, fra poco ci sposiamo, non voglio pensare di tradirlo di nuovo (anche se, in verità, non considero quel pomeriggio un tradimento, sono solo stata vittima delle circostanze), voglio essere solo la sua donna e solo di lui.!

Ma ne ho una voglia…..
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